Storia della Biblioteca

Le origini della Biblioteca risalgono al 1758, quando l’arcidiacono Sallustio Bandini donò la sua libreria (all’epoca 2886 volumi) all’Università, per fornirla finalmente di un’adeguata struttura libraria, fino ad allora inesistente nonostante vari tentativi portati avanti per costituirla. Bandini incluse fra le condizioni per il lascito l’uso «pubblico» della biblioteca e il suo affidamento all’allievo Giuseppe Ciaccheri. La donazione, favorita anche dai buoni uffici di Pompeo Neri, fece nascere nei locali della Sapienza un polo di attrazione culturale di grande importanza, non solo per la rilevanza della dotazione libraria, al cui consistente incremento provvidero subito diverse donazioni private e finanziamenti diretti da parte del governo leopoldino, ma anche dal punto di vista museale, visto l’interesse lungamente coltivato dal bibliotecario Ciaccheri a raccogliere disegni dei «primitivi» senesi , espressione di un orientamento dell’erudizione locale in quel periodo capace di nuove e più profonde attenzioni verso la cultura artistica senese.

Fra le prime donazioni di materiale librario alla Biblioteca da parte di privati vanno segnalate quella, nel 1760, di Giovanni Sansedoni e quella, nel 1769, di Adelagia, la figlia dell’erudito senese Uberto Benvoglienti, che donò i manoscritti e il carteggio del padre. Nel 1783, inoltre, gli scaffali della Biblioteca accolsero una ricca serie di manoscritti provenienti- dalle soppressioni dei conventi e delle compagnie laicali decise dal granduca Pietro Leopoldo.

Il terremoto del maggio 1798 danneggiò gravemente la Biblioteca e costrinse alla chiusura dei locali, riaperti parzialmente soltanto nel 1803 sotto la guida di Cristofano Terrosi, soprintendente all’Archivio delle Riformagioni, ma cinque anni dopo, nel 1808, la Biblioteca fu di nuovo chiusa, questa volta in seguito alla decisione del governo degli occupanti francesi di procedere, nell’ambito di una riorganizzazione degli istituti d’istruzione in Toscana, alla soppressione dell’Università di Siena e, quindi, della sua struttura libraria.

Questa sarebbe stata riaperta, informalmente, soltanto due anni più tardi sotto la direzione del francescano Luigi De Angelis. Il decreto del governo francese che ne permetteva la riapertura (Fontainebleau 18 ottobre 1810) riuniva le due biblioteche della Sapienza e del convento di sant’Agostino e attribuiva la proprietà del nuovo istituto alla Comunità civica di Siena, staccandolo di fatto e definitivamente dall’Università. Ufficialmente l’inaugurazione della nuova Biblioteca, da quel momento, «civica», sarebbe avvenuta soltanto nel corso del 1812.

Gran parte dell’attività del nuovo bibliotecario, morto nel 1833, fu rivolta all’inventariazione e all’acquisizione del patrimonio librario dei conventi del territorio senese soppressi dalle autorità francesi e ad evitare che parti consistenti del patrimonio prendessero la strada di Parigi. La Biblioteca accentuò comunque sotto la direzione del De Angelis, che era stato nominato commissario delegato per il Dipartimento dell’Ombrone alla ricognizione degli oggetti di belle arti, anche la sua funzione museale, giustificata ancora di più dalla corposa e varia serie di testimonianze afferenti alla cultura artistica senese che il francescano riuscì a far affluire nei locali della Sapienza e che, in seguito, avrebbero costituito il primo nucleo del futuro Istituto di Belle Arti (→) e poi della Pinacoteca Nazionale.

Il periodo preunitario, gestito dal bibliotecario Francesco Chigi e caratterizzato dalla progressiva e consistente diminuzione delle risorse finanziarie destinate alla Biblioteca, portò alla pubblicazione, fra il 1844 e il 1848, dei sette volumi dell’importante Indice per materie della Biblioteca comunale di Siena, compilati da Lorenzo Ilari, comprensivi sia del materiale manoscritto che delle opere stampate possedute dall’istituto. Un inventario che rappresenta un superamento degli antichi strumenti catalografici maniscritti dei fondi della Biblioteca e che risulta ancor oggi utile ai fini della consultazione dei fondi manoscritti. Nonostante la continua diminuzione delle disponibilità finanziarie, la sottovalutazione delle possibilità della struttura da parte dell’ente locale e la carenza di personale, anche negli anni successivi all’Unità la Biblioteca continuò a restare destinataria di donazioni librarie e di manoscritti di particolare interesse, integrate nel 1866 dal consistente patrimonio proveniente da una nuova soppressione di conventi, decretato questa volta dal governo della Destra. Venti anni più tardi, nel 1886, sarebbe giunto in Biblioteca il rilevante e corposo legato del libraio ed editore senese Giuseppe Porri, composto – oltre che di manoscritti e opere a stampa di varie epoche e di diverso argomento - anche da ricche collezioni di autografi di personaggi famosi, monete, medaglie e sigilli. Collezioni queste ultime trasferite nel tempo al Museo Civico.

La Biblioteca deve il nome di Intronati a Fabio Bargagli Petrucci, che nel 1932 lo attribuì all’istituto in ricordo dell’accademia letteraria che aveva occupato gli stessi locali dal 1722 al 1802. Lo stesso podestà di Siena, sotto la cui amministrazione sarebbero stati effettuati diversi adeguamenti della struttura della Comunale, avrebbe donato alla Biblioteca nel 1935 una consistente collezione di manifesti pubblicitari.

Nel 1959 - Per gestire la Biblioteca venne creato un Consorzio.

Nel 1996, esaurita l’esperienza del Consorzio, la Biblioteca ritornò al Comune di Siena. Attualmente è un’Istituzione dello stesso Comune.

Dalla metà degli anni ’90 è iniziata una complessa fase di ridefinizione e di ristrutturazione degli spazi con l’assegnazione alla Biblioteca dei locali occupati dal Museo Archeologico e successivamente di quelli occupati all’Istituto d’arte. Nel corso del 2010 si concluderà finalmente la ristrutturazione dell’edificio consentendo progressivamente l’allestimento delle nuove aree destinate a uffici e servizi come programmato così com’è avvenuto da circa dieci anni a questa parte: nel 1999 apertura della nuova sezione periodici a scaffale aperto, nel 2001 della nuova sala di consultazione manoscritti e libri antichi, contemporaneamente progressiva razionalizzazione dei depositi del materiale moderno, dei periodici e anche dell’antico con lo spostamento del patrimonio storico nella sala attigua a quella di consultazione opportunamente arredata. Nel 2006 è stata aperta nei locali del Vicolo della Sapienza la Biblioteca pubblica e la Biblioteca per bambini e ragazzi che ha registrato uno straordinario sviluppo e successo.

Sono stati incrementati o estesi servizi interni di biblioteca pubblica per utenti svantaggiati (Servizio del libro parlato per ipovedenti e non vedenti già attivo dal 1993; allestimento di una postazione di lavoro per disabili motori e visivi) e anche esterni rivolti a categorie particolari di utenti (Bibliobus per asili nido e scuole dell’infanzia; “Leggere in ospedale”, servizio di prestito in corsia presso l’ospedale di Siena Santa Maria alle Scotte; apertura di punti di prestito presso strutture commerciali appartenenti alla Gdo).

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